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venerdì 10 luglio 2015

Indie RPG 17: polvere di stelle per la cara Mariko



Altro appuntamento con RPG INDIE rubrica che tratta di giochi di ruolo indipendenti - cioè fatti a basso costo e senza l'ausilio dei mezzi delle grandi case produttrici. Stavolta ti immergi nello spazio mentre una piccola polverina di stelle ti sommerge e poi atterri in una casetta per far visita alla cara Mariko. 


Starbot è un giochino - è proprio il caso di dirlo - dove comanderete un BOT - cioè un robot - che girerà per alcuni satelliti - due in tutto, non gasatevi troppo - al fine di...boh...imparare? Non che il fine sia essenzialmente molto chiaro. Sviluppato da Cloudhime ano - e ci scommetti che si tratta di un orientale con la fissa per Final Fantasy - e scaricabile qui, si tratta di una cosa fatta in economia della durata complessiva di un'ora e pure scarsa. 

La grafica è molto pixellosa, le tinte sono molto forti - credi sia voluto, giacchè vedi la realtà con gli occhi di un robot - tanto da ricordare i giochi per i primi PC Anni 80 - no, non ti va di paragonarlo a E.T. per Atari che fu in grado di decretare la chiusura di una casa; tuttavia l'idea base, colori a parte, è quella - e prive di qualsiasi si voglia sfumatura; unico impreziosimento consiste in un paio di immagini disegnate che si possono trovare nel gioco. 

La componente RPG è molto scarna; ben curato il menù - al solito accessibile con X e azionabile mediante tasto Z - senza fronzoli inutili; la ricerca nei luoghi rimane limitata ad interazione con alcuni computer - che forniscono interminabili logs che tuttavia non hanno rilevanza al fine della giocabilità, se non per arricchire un attimo la storia - e cestini in cui si troveranno note raramente utili; gli oggetti verranno automaticamente utilizzate all'interazione con determinati punti, senza che il giocatore debba metterci del suo. 

La giocabilità è comunque buona, con un personaggio che si muove veloce comandabile tramite le consuete frecce direzionali.

Non hai altro da aggiungere; come chiosa puoi dire che tutto è essenziale e che si tratta di un'oretta tutto sommato piacevole ma non certo indimenticabile. 



Non male la seconda proposta di oggi ovvero Dear Mariko. Sviluppato da Soyasushi Production - uno a cui piace mangiare speziato a quanto sembra - e scaricabile qui, si vestiranno i panni di una ragazza molto innamorata del suo ragazzo il quale però sarò costretta a lasciarla al fine di non metterla in pericolo; pericolo costituito da una stalker che ha mire sullo stesso giovanotto. 

Da un punto di vista grafico il gioco appare semplice ma veramente molto funzionale: soltanto due location - le due stanze della casa in cui si svolgono i fatti - disegnate comunque con un buonissimo livello di definizione e impreziosimento con alcuni bei disegni che valorizzano i finali - tre in tutto - e la raccolta di oggetti chiave - una lettera lasciata dal povero ragazzo. 

Non è particolarmente rilevante la componente RPG che è costituita da una lettera e dalla possibilità di interagire solo con alcuni oggetti; non vi sono menù, non è richiesto di combinare oggetti o selezionarli nel momento dell'utilizzo, il tutto si risolve nell'interagire con il punto giusto dello schermo un paio di volte. 

Non particolarmente interessante nemmeno la libreria dei suoni; una dolce e nostalgica musica di sottofondo ci accompagna per tutto il gioco, inframezzata da qualche rumore - porte che si aprono per lo più - fino ad arrivare ai finali dove dei suoni secchi portano all'epilogo a seconda dell'avvenimento. 

Buona è decisamente la giocabilità: ci si muove coi tasti direzionali e si interagisce con l'ambiente grazie alla barra spaziatrice. Non che vi sia comunque molto da fare. 

La parte migliore rimane la presenza di 3 finali diversi uno dei quali particolarmente scioccante. 

Nel complesso un RPG sufficiente in cui la parte horror viene data tramite i disegni che diventa buonissimo per i contenuti racchiusi in solo 10 minuti - per scoprire tutti i finali. 


Ora mi scusassero ma andresti che qualcuno starebbe bussando alla porta ma non aspettavi visite. 

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