L'horror e la dimensione onirica sono stati molto spesso collegati sia nelle opere cinematografiche - due nomi su tutti: il simpaticone con la maglia a strisce di Nightmare e il pagliaccio con i suoi palloncini di Stephen King - che in quelle videoludiche - e qui basta nominare una ridente cittadina silente.
Se l'idea non è dunque nuova, le molteplici possibilità di svolgerla permettono - se si ha cura abbastanza del proprio lavoro - di trovare sempre qualcosa di diverso , aiutati dalla poca conoscenza della mente umana e dal fatto che niente più di essa è libero e senza alcun tipo di limite.
Questo è quello che è accaduto con la serie "The Sleep", tre flashgames sviluppati da tal Scriptwelder tra il 2012 e il 2014 .
Pronti ad entrare nei perversi meandri della mente umana? Portatevi dietro una torcia, non si sa mai.
Come detto si tratta di una serie di tre flashgames: Deep sleep, Deeper Sleep e The Deepest Sleep, ricalcanti i diversi livelli della psiche umana.
Il gioco convince davvero sotto quasi tutti i punti di vista.
A cominciare dalla trama ma più ancora dalla sceneggiatura - ovvero la maniera in cui la trama è svolta - : ci si trova catturati in una sorta di sogno lucido da cui si cerca di scappare, dovendo affrontare prima degli esseri conosciuti come Le Ombre - italianizzato, si tratterebbe di "Shadows" - e poi, nel livello più profondo, addirittura dei mostri che agli stessi fanno paura. Un viaggio complessivo di circa 2 ore, fino a uno dei due possibili finali, entrambi assolutamente shockanti.
Dal punto di vista grafico, le soluzioni scelte appaiono quantomai azzeccate. Se infatti la grafica è volutamente pixellosa - forse anche per gli scarsi mezzi a disposizione -, la presenza di un'animazione pixellata a tutto schermo che fragmenta ulteriormente i contorni rende davvero bene il senso di incertezza della dimensione onirica e della insicura intellezione della stessa. Non solo non sai cosa viene dopo: soprattutto non sei nemmeno sicuro se quello che stai vedendo sia esattamente quello che la mente ti dice. La presenza di ambientazioni molto tetre e scure - illuminate soltanto da un torcia - e la stessa scelta dei luoghi - che non molto spesso presentano in realtà elementi horror visivi ma decisamente giocano piuttosto sulle luci ombre - mantengono vivo e costante un senso di ansia soffocante che ogni esperienza horror dovrebbe poter portare. Completano il quadro qualche screamer - nel primo capitolo. Piace moltissimo pure il fatto che entrambi gli ultimi capitoli siano dotati di una semplice ma efficace animazione introduttiva di riepilogo dell'episodio precedente.

Pure dal punto di vista sonoro le idee sono fruttuose. Musica di sottofondo molto tenue - quasi non sentibile - interrotta improvvisamente da rumori all'interazione con gli oggetti, al passaggio da una stanza all'altra o arrivanti da luogo sconosciuto sotto forma di bisbigli di qualsivoglia genere. Davvero una perfetta compenetrazione con la parte visiva: il risultato inquietante è garantito.
In definitiva un paio di ore nella parte più recondita della dimensione onirica: sei riuscito ad uscirne?
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