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lunedì 3 agosto 2015

Kuroko no Basuke, uno spokon...fantastico



E' terminato l'anime di Kuroko no Basuke ovvero - per i non jappoloquenti - The Basket Which Kuroko Plays. 

Non è decisamente questo il luogo per fare un riassunto della trama, non è quello che vuoi fare; quello che ti interessa è discutere di quelli che sono i punti - e sono abbastanza - che ti sono piaciuti e che lo rendono qualcosa di più del classico spokon scolastico, formula che decisamente era stata iniziata già con quelli che in Italia sarebbero diventati "I Superboys" già nei lontani anni '60, preceduti a loro volta da "Tommy la Stella dei Giants" e l'immortale "Uomo Tigre". 

Cosa ha dunque quest'anime di particolare rispetto alla dozzina di titoli simili con cui gli occidentali sono stai deliziati dai Jappi da ormai circa 50 anni? Se volete fare canestro e scoprirlo, leggete oltre l'interruzione qui sotto; se volete solo scoprirlo anche senza fare canestro beh...fate la stessa cosa. 


Ti sei ripromesso di non spoilerare la trama - e non lo farai; tuttavia alcuni punti meritano di essere accennati. 

Innanzitutto niente storie d'amore tra i banchi di scuola - l'unica è quella dichiarata da Momoe nei confronti di Kuroko, tuttavia mai esplicitata con profusioni di qualsivoglia genere -: probabilmente il tutto dovuto al fatto che sono pochi i personaggi femminili. Oltre alla ex manager della Generazione dei Miracoli - Momoe appunto - abbiamo Riko - allenatrice della squadra dei nostri protagonisti, la Seirin - e Alice - un'ex campionessa di basket americana, nonchè colei che insegnò a giocare ad uno dei protagonisti, ovvero Kagami. Non manca qualche scena di fanservice ma - e vai a memoria - ce n'è una sola in tutto l'anime. E' un punto che ti piace? Si, in un anime sportivo decisamente si; l'aveva insegnato in parte Mila e Shiro in cui si c'era la tematica dell'amore per Shiro da parte della protagonista e della sua rivale- amica Nami ma era stato contenuto nella maniera più conveniente possibile. Il tutto a vantaggio dell'aspetto che in uno spokon va privilegiato: lo sport. 

E proprio questo è il secondo punto che ti ha convinto: non ci si perde in troppe puntate di collegamento, si va di partite - dalla durata assolutamente interminabile modello Holly e Benji -; la pausa più lunga dal basket giocato è in definitiva quella del flashback sulla Generazione dei Miracoli, assolutamente essenziale e facilmente seguibile. Durante la partita vengono scandagliate tutte quelle che sono le emozioni che un giocatore può provare a seconda dei diversi momenti: esaltazione, disperazione, concentrazione, qualunque cosa finisca in one e riguardi la competizione. Consuete montagne russe di situazioni ed emozioni ad esse collegate: una lezione presente in qualunque spokon a cominciare dall'Uomo Tigre - per andare indietro nel tempo - e a finire con le opere più recenti. 


Altro aspetto che piace e non poco è quello tattico: la partita si svolge in campo come in panchina, i ragionamenti e le scelte compiute spesso diventano primarie e fondamentali per capovolgere le situazioni. E costituisce pure un'occasione per avvicinare coloro che non conoscono le regole alla pallacanestro, avendo anche dunque un minimo fine educativo. Punti questi del tutto assenti ad esempio in Holly e Benji, appena accennati e raramente usati in "Mila e Shiro" e altri cartoni del tempo; assolutamente primari invece in "Tommy la Stella dei Giants" e "Ace No Diamond" , altro moderno spokon capolavoro. Poco importa davvero che l'opera sia tutt'altro che realistica, comportando evoluzioni da parte dei giocatori che risultano assolutamente impensabili: se il concetto di Zone - come massimo stato di concentrazione che permette di attingere al massimo delle proprie potenzialità ma al contempo comporta esaurimento delle energie fisiche - può anche non essere cosi' irreale, le acrobazie compiute dai giocatori sono cose da far impallidire persino Judo Boy Judo. 

Sempre in tema arriva una costante di pressochè tutti gli spokon Jappi: i colpi segreti dei vari personaggi. Tema presente fin da "Tommy la Stella dei Giants" e "I Superboys", qui viene elevato ad arte; a parte i passaggi del protagonista e la sua fantomatica capacità di non essere notato, si assiste a schiacciate con nomi apocalittici - Meteor Jam -, a tiri in sospensione scoccati da diverse altezze e capaci persino di annullare la capacità di reazione dell'avversario - pensiamo ad esempio al tiro denominato "Il Nulla" -, a dribbling fatti con uso di diverso numero delle dita e più o meno veloci a seconda di questo per finire addirittura con un sorta di potere di predizione attraverso l'"Occhio dell'Imperatore" di Akashi, l'avversario principale. 

Piace molto poi la caratterizzazione dei personaggi, ottenuta principalmente attraverso l'interazione in ambiente scolastico, mentre solo a pochi viene concesso uno sguardo nel loro passato o nella loro vita privata - a parte un intermezzo molto breve poco prima della partita finale in cui si vedono i nostri eroi partire dalle loro case la mattina, venendo cosi' a conoscenza delle loro situazioni familiari. Abbastanza significativo che del protagonista - Kuroko - non si sappia nulla circa la sua famiglia, ad esempio. Non si sente la mancanza di questa esplorazione della propria vita fuori dallo sport - aspetto tanto caro a "Tommy La Stella Dei Giants" e anche in buona parte ad "Holly e Benji" - giacchè il quadro che se ne ricava per ogni personaggio significativo è comunque più che sufficiente; in aggiunta, non si assiste a pause interminabili tra una partita e l'altra in questa maniera. 

La realizzazione grafica è assolutamente di prim'ordine e in particolare le animazioni - merito di buoni spezzoni in CG - sono davvero ben fatte, riuscendo a comunicare tutta la vitalità - e lo sforzo - che i vari movimenti comportano. 


Hai volutamente finora evitato il paragone con l'altra perla degli spokon sul basket, al secolo "Slamdunk". Le due opere sono entrambe fantastiche, sia chiaro; sono tuttavia molto ma molto differenti. Slamdunk è decisamente più realistico; è impostato comunque sull'amore di Sakuragi per la sua bella e sull'invidia per il successo che invece riscuote presso di lei - e le ragazze in generale - il bel tenebroso Rukawa; è decisamente tattico allo stesso livello ma volutamente molto più comico e a tratti demenziale, conseguenza probabile della diversa personalità del protagonista. Non regge il confronto a livello di grafica ma si tratta del resto di opera degli anni '90. Ed, è bene non dimenticarcelo, è il terzo manga per vendite in Jappolandia ognitempo. Kuroko no Basuke arriverà a tali livelli? Forse no, ma il successo riscosso è indice che si tratta di un super prodotto, godibile non solo dagli sportivi o dagli Otaku ma anche da chi voglia leggersi un buon manga in generale. 

Ok, credi di aver detto tutto. Anzi no: spendi un ultima parola per la sceneggiatura. Che davvero ti ricorda molto l'Uomo Tigre: si sa fin dal principio chi è l'ostacolo principale - la Generazione dei Miracoli - ma si scoprono i vari componenti - e le loro capacità - solo a mano a mano che si incontrano sul campo; alla stessa maniera in cui si sapeva fin dall'inizio che il nemico era Tana delle Tigri ma solo match dopo match si scoprono i componenti via via più pericolosi. Uno schema che piace evidentemente è che è proprio anche di altri anime e manga che certo nel genere degli spokon non rientrano - per dirne uno, pensiamo alle scalate dei Cavalieri dello Zodiaco. 


Adesso si' hai finito. E concludi invitando alla visione, dalla palla a due fino al fischio finale.

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