E' da qualche tempo ormai che conduci questa rubrica e hai provato - per puro diletto, ci tieni a ribadirlo - parecchi flashgames. Spazio per la sorpresa? Non tanto, diresti.
Poi però qualcosa accade: provi la serie The House of Mistery e rimani piacevolmente colpito, come ti avessero percosso con un cuscino di ovatta di quella bella morbida.
Perchè? Continuate nella lettura e lo scoprirete.
Breve introduzione. La serie in questione è sviluppata a tempo perso da tal Rex Cartagena, spagnolo - credi - che però fa quel lavoro anche di professione. In 3 - finora, perchè sembra sia in arrivo un 4 episodio e forse conclusivo - episodi nell'arco di 4 anni - dal 2009, anno di pubblicazione del primo gioco, fino al 2014, anno in cui viene definitivamente perfezionato il terzo - narra di case che nascondono misteri e di un'agenzia investigativa che vuole scoprirli - dietro lauto compenso, si intende. Lo fa davvero bene per tutta una serie di motivi.
Innanzitutto la trama: il terzo episodio ha il merito di andare a collegare i due precedenti - che altrimenti paiono staccati l'un dall'altro - facendo fremere per una prossima release che permetta di vederci più a fondo, di gettare luce sul quadro complessivo della vicenda. Tocco di estrema classe è lo scegliere una leggenda realmente esistente - si consulti infatti questo sito - e collegare il tutto alla famigerata Bastien House la cui maledizione appare risalire al tempo dello schiavismo: anche il richiamo ad un'epoca diversa ha il suo innegabile fascino. La sceneggiatura - in breve per chi, come il sottoscritto, non ne capisce: la maniera in cui la trama viene sviluppata - è davvero ben congeniata, andando a rilevare particolari su particolari in game, sia pure lo scopo all'inizio di ogni avventura sia noto.

Il comparto sonoro si dimostra solido e solidamente congegnato alternando musiche inquietanti di sottofondo a momenti in cui solo i rumori dei passi vengono avvertiti. Qualche voce di tanto in tanto - lamenti - sembra provenire da luogo imprecisato; il terzo capitolo aggiunge una piacevolissima novità grazie alle registrazioni del precedente disperso detective della villa che partono in automatico nel momento in cui si sbloccano determinati particolari della storia.
Tutto questo contribuisce alla creazione di un'atmosfera davvero horror - ben più degli scarsi screamer, presenti nei primi due episodi e poi abbandonati nel terzo - e di continua ansia; poco conta che, alla resa dei fatti, mai un nemico - con l'eccezione del boss finale dell'ultimo capitolo, il quale comunque va giù semplicemente usando il giusto oggetto - appaia: sei sempre in attesa e con il fiato in gola.

La componente horror viene invece affidata sia al comparto grafico - con immagini piuttosto raccapriccianti talvolta - sia a quello sonoro di cui già hai detto.
Voti pieni per questa miniserie e tieni d'occhio il sito dell'autore per futuri sviluppi.
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