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sabato 14 novembre 2015

Flashgames, episodio 21: i segreti di una casa misteriosa



E' da qualche tempo ormai che conduci questa rubrica e hai provato - per puro diletto, ci tieni a ribadirlo - parecchi flashgames. Spazio per la sorpresa? Non tanto, diresti. 

Poi però qualcosa accade: provi la serie The House of Mistery e rimani piacevolmente colpito, come ti avessero percosso con un cuscino di ovatta di quella bella morbida. 

Perchè? Continuate nella lettura e lo scoprirete.


Breve introduzione. La serie in questione è sviluppata a tempo perso da tal Rex Cartagena, spagnolo - credi - che però fa quel lavoro anche di professione. In 3 - finora, perchè sembra sia in arrivo un 4 episodio e forse conclusivo - episodi nell'arco di 4 anni - dal 2009, anno di pubblicazione del primo gioco, fino al 2014, anno in cui viene definitivamente perfezionato il terzo - narra di case che nascondono misteri e di un'agenzia investigativa che vuole scoprirli - dietro lauto compenso, si intende. Lo fa davvero bene per tutta una serie di motivi. 

Innanzitutto la trama: il terzo episodio ha il merito di andare a collegare i due precedenti - che altrimenti paiono staccati l'un dall'altro - facendo fremere per una prossima release che permetta di vederci più a fondo, di gettare luce sul quadro complessivo della vicenda. Tocco di estrema classe è lo scegliere una leggenda realmente esistente - si consulti infatti questo sito  - e collegare il tutto alla famigerata Bastien House la cui maledizione appare risalire al tempo dello schiavismo: anche il richiamo ad un'epoca diversa ha il suo innegabile fascino. La sceneggiatura - in breve per chi, come il sottoscritto, non ne capisce: la maniera in cui la trama viene sviluppata - è davvero ben congeniata, andando a rilevare particolari su particolari in game, sia pure lo scopo all'inizio di ogni avventura sia noto. 

Il comparto tecnico appare decisamente molto robusto. La grafica procede nei primi due capitoli mediante una visuale dall'alto ma si presenta molto ben curata, non pixellosa come ci si potrebbe aspettare dai giochi indie; il terzo capitolo aggiunge delle stupende rappresentazioni di stanze grazie all'introduzione di fasi in prima persona. Questa davvero l'idea delle idee: non solo terza persona - che comunque rimane - ma anche prima persona; non solo stile deformed tipico degli RPG ma anche realismo dei singoli ambienti con disegni davvero ben fatti. E c'è di più: questi ultimi consentono anche la mossa della visuale che può essere slittata a destra e sinistra al fine di visualizzare l'intera stanza. Non c'è nulla che in realtà non si sia già visto; combinare però queste scelte insieme è un'idea che appare davvero geniale. L'impostazione spartana - ma comunque piacevole - della schermata di gioco nei primi due capitoli cede poi il passo nell'ultima incarnazione a una cura spasmodica per i dettagli; se in origine ci si concedeva soltanto l'animazione delle porte che venivano aperte - cosa chiaramente ispirata a Resident Evil - e quella del percorso lungo i corridoi - sempre la stessa comunque -, questi particolari si mantengono ma vengono arricchiti anche attraverso l'introduzione di intro e outro animate molto ben eseguite. 

Il comparto sonoro si dimostra solido e solidamente congegnato alternando musiche inquietanti di sottofondo a momenti in cui solo i rumori dei passi vengono avvertiti. Qualche voce di tanto in tanto - lamenti - sembra provenire da luogo imprecisato; il terzo capitolo aggiunge una piacevolissima novità grazie alle registrazioni del precedente disperso detective della villa che partono in automatico nel momento in cui si sbloccano determinati particolari della storia. 

Tutto questo contribuisce alla creazione di un'atmosfera davvero horror - ben più degli scarsi screamer, presenti nei primi due episodi e poi abbandonati nel terzo - e di continua ansia; poco conta che, alla resa dei fatti, mai un nemico - con l'eccezione del boss finale dell'ultimo capitolo, il quale comunque va giù semplicemente usando il giusto oggetto - appaia: sei sempre in attesa e con il fiato in gola. 

Se fantastiche davvero sono le scelte stilistiche e sonore, il comparto RPG non è da meno. Premesso che il gioco è un punta e clicca - la cui unica pecca è il fatto che il personaggio si "incastra" di fronte a taluni oggetti per cui se tra il punto A e quello B ve ne è uno in mezzo bisognerà cliccare più volte - i primi due capitoli partono in maniera molto semplice quanto ad inventario - una semplicissima barra laterale in cui sono stivati tutti gli oggetti -, a documentazione - semplici fogli di carta - e pure quanto ad enigmi - il massimo che può capitare è di avere una combinazione che verrà rivelata con dei numeri da ricercarsi negli scenari - laddove il terzo invece inserisce una barra laterale con triplice funzione - oggetti, fotografie e attrezzi -, la gustosa possibilità di mettere il gioco in pausa grazie ad apposito pulsante in basso a sinistra, note molto più curate dal punto di vista grafico ed una serie di indovinelli - più che altro trovare gli oggetti in alcune stanze e poi usarli in altre - piuttosto interessanti. Tutte tre le incarnazioni contengono una mappa stilizzata ma molto piacevole alla vista e sufficientemente funzionale. A differenza del primo, gli ultimi due capitoli inseriscono una sotto-missione di caccia ai fantasmi - da fotografare come in Project Zero o, per restare più vicini al genere, Ghostescape - che, pur non strettamente necessaria, permette di ottenere più informazioni sulla storia.

La componente horror viene invece affidata sia al comparto grafico - con immagini piuttosto raccapriccianti talvolta - sia a quello sonoro di cui già hai detto. 


Voti pieni per questa miniserie e tieni d'occhio il sito dell'autore per futuri sviluppi.

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