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mercoledì 2 dicembre 2015

In Sight: H.P.Lovecraft's The Dunwich Horror and Other Stories



Tu di Lovecraft conosci le stesse cose che conosci della fisica della particelle. Questo però non significa che la materia non possa interessare anche per il fatto che apparentemente la produzione lovercraftiana ha ispirato quello che sarebbe stato il progenitore dei videogames Survival Horror per il quale avevi anche speso qualche parolina qui. E specialmente se vi sono racconti abbastanza brevi e guarniti di horror con cadenze paranormali, ci sguazzi come un salmone nel fiume Fraser - che si trova in Canada, giusto per fare un po' di informazione. 

Ecco che un amico ti ha consigliato H.P.Lovecraft's The Dunwich Horror and Other Stories, 40 minuti sulla base di tre racconti del grande novellista americano, prodotti nel lontano 2004 in terra Japponica. Ti ha colpito? Più o meno come destro di incontro di Rocky Joe. 


A colpirti sono innanzitutto i contenuti, le trame snelle ma comunque molto ben fatte e accattivanti dei tre brevi racconti: L'orrore di Dunwich - breve storia facente parte di un ciclo chiamato "Il ciclo di Chtulu" - La Cerimonia - anche chiamata "La Ricorrenza" - e L'Immagine Nella Casa - anche "L'Illustrazione nella Casa" - tutti a suo tempo pubblicati negli anni '20 in una rivista chiamata "The Weird Tales" - che suona più o meno come "Le strane Storie". Non li vuoi spoilerare perchè davvero meritano di essere visti. 

Molto belle anche le scelte grafiche. 

Innanzitutto l'uso di manichini di pongo - si', quello sono - con finitura volutamente abbastanza provvisoria: danno accento ad un'atmosfera surreale, dove nulla è ben definito. Immersi in locazioni che vedono qualche tocco fotografico e un minimo uso di Computer Grafica, finiscono per creare una situazione che sta a metà tra la dimensione onirica - regno dell'incertezza - e quella reale - a sua volta parecchio frammentaria e confusa. 

Il senso di confusione che permea l'opera viene poi acuito dall'utilizzo di pause di alcuni secondi con schermate completamente nere; quasi a dare un invito alla riflessione su quel che si è visto, quasi come se non si potesse essere in grado di ricostruire gli accadimenti senza fermarsi per alcuni attimi a riconsiderarli. In uno sfondo nero: classico colore poco intelligibile in quanto oscuro e arduamente penetrabile dalla regina dei sensi, la vista. Mai il nero era stato cosi evocativo. 

Molto d'impatto appare la scelta di iniziare ciascun racconto con una frase che dovrebbe essere una specie di apertura riassuntiva di tutto quello che si andrà a vedere, utilizzando citazioni di filosofi quali Tannishou, Hegel e Schelling. 

La componente visiva si arricchisce grazie a luci sempre poco presenti e a giochi improvvisi che suscitano clamore. Assenza e presenza di luce: in due parole questo il background ai racconti. 


Il comparto musicale fa tutta la differenza: melodie ipnotiche di sottofondo che lasciano spazio a rumori poco intelligibili e in ultima analisi irritanti provocando nello spettatore un senso di dolce perdizione bruscamente risvegliata da momenti di tensione acuta. 

Se tutte queste felici scelte ancora non bastassero, i termini utilizzati, di cui avrai sentito parlare almeno una buon centinaio di volte ma di cui non sapevi l'origine, appaiono qualcosa di lontano e leggendario ma tremendamente accattivante. 

Scopri cosi che "Chtulu" è un termine inventato dallo stesso Lovecraft ed indica un essere semidivino, derivante da una civiltà aliena, insediatosi assieme alla razza, di cui era gran sacerdote, sulla Terra agli albori della civiltà umana e successivamente assopitosi in attesa di una congiunzione astrale favorevole che lo possa risvegliare; vieni anche a conoscenza che il "Necronomicon", ovvero quello che da più parti hai sentito definire come "Il libro dei morti", altro non è che un'altra invenzione dell'autore, un pseudobiblium - cioè un libro mai realmente in essere ma citato come fonte esistente - che avrebbe permesso di richiamare grazie alle sue formule gli essere dell'"Altro Mondo" - una dimensione, forse, diversa dalla nostra. 

Tutto questo con un denominatore comune: la paura di ciò che è non reale solo in quanto prima non conosciuto e che può essere dominata apaticamente, con la forza, o condurre alla pazzia. 

In definitiva 40 minuti di buonissimo intrattenimento; tanto per chi conosca già le opere di Lovecraft e voglia semplicemente visualizzare quello che già ha letto, tanto per chi non le conosca e voglia per la prima volta approcciarvisi. 

Infine il link per vedere il film subbato in italiano qui

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